Madonna col Bambino, san Giovannino e un angelo
1490 – 1495 ca.
Olio su tavola
| Diametro cm 97
Le note relative a questo dipinto contenute nell’inventario 1850 contengono due vicende critiche che hanno portato all’individuazione del fiorentino Biagio d’Antonio come autore di quelle opere faentine che erano state riferite a due esponenti di una locale famiglia di artisti, gli Utili, Andrea e Giovanni Battista, almeno fino all’intuizione di Grigioni (1934) che ha avanzato il nome di Biagio d’Antonio; proposta subito accolta da Roberto Longhi nella officina ferrarese ( 1934) e pochi anni dopo da Luisa Becherucci. La conferma documentaria è stata fornita da Ennio Golfieri e da Antonio Corbara in un comune scritto del 1947. Per quanto riguarda questa tavola, la sua prima attribuzione a Biagio sembra possa ascriversi al collezionista Charles Loeser, come si evince dall’inventario del 1850. A ogni modo il dipinto, insieme all’altro di Biagio nella stessa collezione, è stato correttamente riconosciuto all’artista da Mina Gregori, durante la stesura dell’inventario della raccolta effettuata dopo la morte di Uberto Strozzi Sacrati a Firenze (inv. 1983 P.S.S) e con tale attribuzione è stato presentato in asta Sotheby’s nel 1992. Angelo Mazza (1996) ha confermato ome l’opera di situi con certezza nel catalogo dell’artista, manifestandone anzi i tratti più peculiari, a partire dalla tipologia della Vergine e dall’inclinazione del volto con lo sguardo abbassato coincidente con le immagini di altre sue numerose opere. Sono elementi che Biagio d’Antonio ripropone in una lunghissima serie di dipinti, eseguiti, pure nella ripetitività tipologica, con una meticolosità sempre impeccabile. Il gruppo di personaggi, in particolare, ripete una composizione simmetrica sperimentata di Biagio in altre opere, come il tondo già in collezione Franchetti (ora Venezia, Ca’ d’Oro), e poi nei due dipinti in collezione privata a Trento e già Demidoff. La composizione è inserita in un paesaggio, visibile sullo sfondo, percorso da colline, cespugli ed esili alberelli. In primo piano, al centro, è la Madonna seduta sul trono, intenta ad allattare il Bambino, il quale regge nella mano sinistra un uccellino. A sinistra è san Giovanni, descritto con pastorale e il consueto abbigliamento – pelliccia e mantello rosso -, mentre a destra si colloca un angelo in veste bianca, con le mani giunte. Introduce la composizione il muretto in primo piano sul quale poggia una mela. La tavola p inserita all’interno di una ricca cornice in legno dorato, ornata con motivi geometrici decorati da rosette, che forma quasi un tutt’uno con il dipinto stesso. Cronologicamente è ascrivibile alla prima metà dell’ultimo decennio del XV secolo (Bartoli 1999), nel periodo della piena maturità dell’artista, tra la Pala di Pergola (Faenza, Pinacoteca comunale) e la Madonna con il Bambino in trono e i santi Giovanni Battista e Girolamo, a metà tra soluzioni compositive convenzionali e quasi meccaniche, e i mutamenti di fine secolo, incentrati nella ricerca di una sempre maggiore solennità delle figure, di cromatismi sempre più raffinati, che confluiranno nella Pala Bazzolini (Faenza, Pinacoteca comunale), eseguita nel 1504 per la chiesa faentina di San Francesco (cavalli 2001).;Giuliana Marcolini, La collezione Sacrati Strozzi. I dipinti restituiti a Ferrara, Milano, 2005 Fondazione CARIFE, Federico Motta editore S.p.A
Identificativo: 11
Acquisizione: 1994