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Giovanni Battista Crema

Giovanni Battista Crema nasce a Ferrara il 13 aprile 1883 da Maria Cottica e Carlo Crema, avvocato, nelle stanze del celebre palazzo quattrocentesco dal suggestivo cortile con loggia, sito in via Cairoli, acquistato nel 1850 dal nonno Gian Battista. Già in tenera età dà prova di una non comune abilità nel disegno, tanto da convincere i genitori a permettergli di apprendere i rudimenti della pittura presso Angelo Longanesi-Cattani, apprezzato ritrattista dell’alta società locale prima di intraprendere gli studi accademici. Crema ha attraversato il Novecento, producendo almeno un migliaio di dipinti e altrettanti lavori su carta. Il confronto tra un ritratto giovanile eseguito dallo scultore Silverio Montaguti e alcuni rari autoritratti della maturità sembra raccontare la sua evoluzione, sia come uomo che come artista: colto, curioso ed entusiasta si affaccia giovanissimo nel mondo dell’arte a lui contemporanea, ma l’avanzare delle avanguardie – a cui guarda con scetticismo – lo convince a isolarsi sempre più e ad intraprendere una ricerca del tutto solitaria. Dopo aver concluso la formazione tra Napoli con Domenico Morelli e Bologna con Domenico Ferri, Giovanni Battista Crema arriva a Roma nel 1903. Qui, frequentando il cenacolo di Giacomo Balla, viene sedotto dalle novità del divisionismo, a cui rimarrà fedele nei decenni a seguire. In un primo momento, l’adesione a tale tecnica si esprime in soggetti proletari e di denuncia sociale: è del 1905 il suo primo importante successo all’esposizione della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, dove con il trittico “L’istoria dei ciechi dolorosa” si impone all’attenzione della critica e dei sovrani l’Italia, che in seguito acquisteranno diverse sue opere. Nel 1907 tiene una personale presso la stessa società, con paesaggi, nudi sensuali e ritratti borghesi, tutti caratterizzati da un acceso divisionismo; e un’altra ancora ha luogo nel 1914, quando espone una serie di opere in cui dimostra di essere finalmente giunto ad una piena maturità artistica, nel segno del tocco diviso. Legatissimo alle iconografie ferraresi, soprattutto d’epoca estense, Crema affronta in pittura le tragiche vicende di Ugo e Parisina e di Marfisa, ma raffigura anche monumenti quali l’Abbazia di Pomposa e il Castello Estense, nonché Casa Romei e il monastero del Corpus Domini e la via Boccacanale di Santo Stefano. Tornano con frequenza nelle sue opere il palazzo di famiglia, il quattrocentesco edificio in via Cairoli, così come la leggenda di San Giorgio, il santo patrono della città. Durante il corso della sua carriera inoltre, ritrae noti letterati cittadini, come Giuseppe Agnelli o Domenico Tumiati. Nel 1955 decide di lasciare al Comune di Ferrara quadri, disegni, incisioni e preziosi cataloghi: le opere vengono inizialmente collocate al pianterreno del Palazzo dei Diamanti, dove l’artista ritrova i dipinti di quei pittori ferraresi con cui aveva esposto tra il 1905 e il 1928 nelle collettive locali e con i quali aveva condiviso stilemi divisionisti e simbolisti. Estratto da Giovanni Battista Crema. Oltre il divisionismo. Ferrara, 27 marzo – 26 dicembre 2021. Carrera Manuel, Scardino Lucio, Hoepli