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s, rocco appestato e l angelo
– Palma il giovane

San Rocco e l’Angelo

1620 ca.
Olio su tela
| cm 100 x 145

La tela risulta presente nell’inventario 1850, registrata come di mano di “Giacomo Palma il giovane”; la correttezza dell’attribuzione viene confermata da Mina Gregori enl 1983, supportata anche dalla firma dell’autore, “Jacobus Palma”, apposta in caratteri capitali sulla base lignea su cui sta accasciato il santo. Anche nel catalogo d’asta Sotheby’s del 1992 il dipint viene presentato come opera del Palma. Oltre la firma, secondo Sergio Marinelli (1996), il riferimento autografo all’artista veneto poggia soprattutto sull’evidenza stilistica. I colori corrispondono alla tavolozza di Palma, con i tipici rossi e gialli ocra del pittore. Sottolinea, però, che l’aspetto accattivante dell’immagine, subito affermato dal profilo intenso del santo, stagliato su di un’aureola di luce, è poi disturbato da altri particolari, che segnano delle cadute nell’altezza e nella tensione del linguaggio, facendo sospettare inevitabilmente l’intervento di aiuti: in particolare, sono le due mani del santo e le braccia dell’angelo cche mancano di un rapporto di proporzione credibile. Tale squilibrio è forse in parte superabile se si pensa alla tela come concepita, più che come piccola pala o immagine devozionale, per una collocazione come “sopraporta” – come in altri casi di Palma è documentato -, quindi con esigenze prospettiche che possono averne determinato le “sproporzioni” citate. La figura di SAn Rocco fu più volte dipinta da Palma, sia sola sia con altri santi. E in quasi tutti i dipinti che lo rappresentano l’artista colloca, accanto alla figura, di Rocco i suoi attributi iconografici: il bastone da pellegrino con attorcigliata la benda bianca, che ogni appestato doveva portare con sé per segnalare la sua malattia, il cane che lo accudiva, procurandogli cibo e pulendogli le ferite, e l’angelo che lo soccorse per curarlo fino alla miracolosa guarigione. La cronologia dell’esecuzione di questo San Rocco sembrerebbe piuttosto tarda, data l’analogia stilistica prossima alla Vergine che appare a san Giacomo di Brera, depositato a Paderno Dugnano ma proveniente da Monselice, che Mason Rinaldi data intorno al 1620.;Giuliana Marcolini, “La collezione Sacrati Strozzi, i dipinti restituiti a Ferrara” Fondazione CARIFE, 2005.

Identificativo: 13

Acquisizione: 1994