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Deposizione
– Il Vecchio

Cristo in pietà con i santi Francesco d’Assisi, Maria Maddalena, Giovanni Evangelista e Antonio da Padova

1500-1505
Olio su tavola
| Cm 86 x 62

La pietà raffigura al centro il Cristo deposto dalla croce tra le braccia della Madre; a sinistra San Francesco, riconoscibile dalle stigmate nelle mani e nel costato, e Maria Maddalena con le braccia alzate in gesto di dolore; a destra San Giovanni Evangelista, già consapevole “di quello posto da Raffaello alla sinistra della Madonna Ansidei”, e sant’Antonio da Padova che tiene tra le sue una mano di Cristo. La lunetta sormontava la pala con La Madonna e il Bambino in trono fra un santo guerriero e San Giovanni Battista, più nota come Pala Strozzi, ora conservata a Londra, National Gallery; il Santo guerriero è stato sempre considerato Guglielmo d’Aquitania, legato al culto benedettino e non francescano come era l’edificio destinato ad ospitare l’opera, e quindi difficilmente riconducibile alla figura armata con la spada a sinistra del trono: purtroppo mancano elementi iconografici per l’esatta identificazione di questo Santo che potrebbe essere anche San Giorgio, spesso raffigurato con la sola spada, o San Longino, direttamente collegato al tema della crocefissione ( la cui scena successiva è raffigurata nella lunetta con la Pietà), essendo il soldato romano che diede il colpo di lancia a Gesù (Giovanni, 19, 34). Longino è anche ritenuto il centurione che, secondo glialtri tre Vangeli, esclamò: “veramente quest’uomo era figlio di Dio!”. Insieme alla pala la lunetta fu nell’oratorio di Santa Maria della Concezione o della Scala, presso la chiesa di San Francesco di Ferrara, prima di passare nel 1772, in seguito alla soppressione dell’oratorio, al locale ospedale degli Esposti. Nel 1840 la pala fu spostata nell’adiacente oratorio di San Cristoforo per poi essere acquistata dalla famiglia Strozzi (1859) presso cui fu vista da Gaetano Giordani (ms. B. 1821) nel 1860, e quindi ceduta alla National Gallery nel 1881; da quella raccolta, è passata prima nella collezione lombardi, poi Massari, sempre a Ferrara; è stata infine rilevata dalla locale Cassa di Risparmio (1961). Piuttosto discusso è il problema attributivo della lunetta, collegato strettamente a quello della Pala Strozzi.
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l’intera composizione fu messa in relazione al famoso “pennello del celebre Fran.co Francia” dal brisighella, seguito da Borotti e Scalabrini. In seguito si è passati a formulare il nome di Lorenzo Costa (Boschini, Cittadella, Laderchi, Cavalcaselle, Filippini) alternato a quello del mitico Ercole Grandi (Morelli e Venturi). Fondamentale in tal senso è stato l’intervento di Longhi (1934), che ha distinto la presenza di due mani diverse: il Costa, al quale fu richiesta l’opera, e che la ideò eseguendone la Madonna e il Santo Guerriero; l’altro artista preposto da Longhi è Pellegrino Munari che avrebbe eseguito il resto della pala e la lunetta qualche tempo dopo l’inizio del lavoro. Le radiografie sulla Pala Strozzi hanno effettivamente confermato la presenza di due mani diverse: il Pouncey (1937) ha quindi identificato con Gian Francesco Maineri colui che avrebbe avviato l’opera in cui, in un secondo momento, sarebbe intervenuto il Costa (tale opinione è stata sostanzialmente confermata da Gould e Zamboni): in particolare nella lunetta lo studioso collegava al Costa al figura della Vergine e del San Giovanni, e al Maineri il resto della esecuzione. Nel 1940 ancora Longhi tendeva a dare la lunetta ad un unico artista, che non è il Mainieri al quale “non è neppur lontanamente da pensare” e, se non Munari – autore della modenese pala dei Battuti Bianchi (Ferrara, Pinacoteca) dallo schema simile alla Pala Strozzi – un altro anonimo emiliano o ferrarese di natura “aspirante classicista” (come è evidente nel Battista, nel Bambino e nelle piccole scene della pala): cosicché nella lunetta “si affanna a scimmiottare” il Costa e il Francia, con una maniera “unitamente condotta”, “uguale dappertutto” e dallo stile assente. Il Calvesi nel 1957 ha ricostruito, attraverso indagini documentarie, la vicenda cronologica della costruzione e della decorazione dell’Oratorio della Concezione: nel 1497-98 la costruzione architettonica era terminata, mentre lavori di abbellimento si protrassero per tutto il primo decennio del XVI secolo. Lungi dall’essere chiarito e definitivamente risolto il problema dia attributivo che cronologico della composizione, resta tuttavia convincente la presenza del costa ideatore di tutta l’opera ed esecutore di essa solo in parte, presumibilmente la Madonna e il Santo Guerriero, mentre il Bambino, il Battista ( in cui il Grassi 1963 ravvisa certe caratteristiche toscane, alla Lorenzo di Credi) e l’architettura furono in gran parte completati da un secondo artista. Questi mancando confronti convincenti, è per adesso destinato a rimanere anonimo: tuttavia è probabile che fosse proprio per lui l’esecutore dell’intera lunetta, su disegno del Costa, come anticipava Longhi, mostrando essa un segno complessivamente unitario, rigido e secco rispetto alle pati più presumibilmente costesche della pala. La collocazione cronologica va indubbiamente diluita nel tempo: se la commissione e l’ideazione risalgono all’epoca del completamento architettonico dell’oratorio, il 1499 è una data plausibile visto che il Costa è documentato a Ferrara in quell’anno; l’esecuzione è collocabile verso il 1505: lasciata incompiuta dopo il suo trasferimento definitivo a Mantova nel 1506, il completamento dell’opera, avvenuto attorno al 1510, fu affidato all’altro pittore.
A cura di J.Bentini, La pinacoteca nazionale di Ferrara, catalogo generale. Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1992.


Identificativo: 54 [500]

Acquisizione: 1961