Annunciazione
L’attribuzione al cosiddetto “Vicino da Ferrara” spetta a chi scrive (1982), che inserisce il dipinto tra le opere più antiche dell’anonimo artista, non ancora toccate dall’ossequio nei confronti di Ercole Roberti, e ne argomenta una collocazione accanto alla grande Crocefissione del Musée des Arts Décoratifs di Parigi, parimenti su tela. Contro questa datazione precoce si è opposta di recente Fioravanti Baraldi (1984), che accoglie il riferimento della tela a Vicino da Ferrara ma ne propone una data inoltrata al 1490 circa, leggendo nel dipinto parallelo con gli svolgimenti della tradizione di Ercole Roberti in artisti come Lorenzo Costa e Boccaccio Boccaccino. Secondo la studiosa l’”equilibrato e delicatissimo plasticismo” delle figure mal di accorderebbe con la “robustezza formale ed espressionistica” del giovane Vicino da Ferrara. Tornando sull’argomento mi sembra che dell’opportunità della datazione più antica faccia fede innanzitutto la consentaneità con cui il dipinto si inserisce nell’orizzonte figurativo ferrarese degli anni Sessanta, entro i quali sembra trovare posto anche l’esecuzione delle Sibille di Casa Romei a Ferrara, parimenti risolte nell’energia della linea di contorno, anche se meno mature dal punto di vista stilistico. Del resto i migliori confronti atti ad avallare l’attribuzione dell’Annunciazione a Vicino da Ferrara restano quelli con la Crocefissione del Musée des Arts Décoratifs, se si notano ad esempio le affinità non solo morfologiche ma di struttura tra il volto della Vergine e quello della Maddalena aggrappata alla croce, o tra le braccia di quest’ultima e quelle dell’angelo annunciante; e ancora l’analogia nel mondo di rendere la capigliatura dell’angelo e nel San Giovanni e infine per quanto è possibile arguire dalla stretta apertura nel fondo dell’Annunciazione, l’identità del paesaggio, con campanili aguzzi come minareti (per non dire delle identiche figurette che lo popolano). D’altro canto il percorso di “Vicino”, così come mi è parso di poterlo ricostruire nel 1982, muove da posizione di chiara e specchiata razionalità toscana per risentire solo momentaneamente, tra la figura degli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo, dalla visione dolorosamente espressionistica proposta dai seguaci di Tura all’opera nella decorazione di Schifanoia (1469-70) della quale risente, per un periodo ugualmente breve, anche Francesco del Cossa. Dopo di che il suo percorso si svolge effettivamente, come voleva sottintendere Longhi nel nomignolo da lui attribuito al pittore, in direzione di una riduzione di spunti raccolti per lo più da Ercole Roberti. Poiché viceversa l’Annunciazione non presenta alcuna soggezione nei riguardi di quest’ultimo, una data entro gli anni sessanta sembra alla fine la più soddisfacente.
A cura di J.Bentini, La pinacoteca nazionale di Ferrara, catalogo generale. Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1992.;
Acquisizione: 1973
- Collocazione attuale: